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In un’epoca in cui si ruba di tutto, non può certo stupire che vengano presi di mira anche i pannelli solari. Costosi e tecnologici, i pannelli spuntano come funghi nelle nostre campagne e nelle nostre città. E rubarli può fruttare un bel gruzzolo.

Quello che stupisce non è quindi il fatto del furto in sè. Bensì il destino degli apparecchi rubati. Non rivenduti sul mercato nero, ma spediti con le navi in Marocco e installati nel deserto.

Il fatto è successo a Cremona, i presunti autori sono cinque persone marocchine residenti in provincia di Brescia e Bergamo.

La banda dei “pannelli solari ” deve rispondere di nove furti pluriaggravati dall’aver cagionato un rilevante danno patrimoniale, dall’aver operato con violenza sulle cose e dall’aver commesso il fatto su infrastrutture destinate all’erogazione di energia esposte alla pubblica fede.

Secondo le accuse, il gruppo faceva sopralluoghi sistematici di notte nei campi fotovoltaici: poi, disattivando i sistemi di allarme, smontava i pannelli e li portava via anche a partite di 200 pannelli per volta. Nella stessa nottata venivano caricati su camion e trasportati per l’imbarco su navi che, con fatture false come documenti di viaggio, sbarcavano in Marocco, uno dei maggiori produttori mondiali di energia elettrica con il sistema dei pannelli solari. Con gli apparecchi degli altri però. Micca scemi.

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