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Il World Economic Forum, istituto svizzero no-profit che ogni anno pubblica rapporti di ricerca su specifiche iniziative economiche di settore, ha recentemente messo online il rapporto “The Future of Jobs“.

Il documento contiene le proiezioni, per settore lavorativo, dei lavori che verranno rimpiazzati nei prossimi anni dall’avvento della robotica e dell’automazione integrata. Le prospettive contano l’eliminazione di oltre 5 milioni di posti lavorativi nei prossimi 5 anni. Cifra impressionante considerando che non viene “spalmata” egualmente a livello mondiale ma è principalmente localizzata in Occidente (Nord America, Europa) e in alcune zone dell’Oriente.

Il motivo della perdita dei posti di lavoro è sempre lo stesso delle precedenti rivoluzioni industriali: l’automazione promette un guadagno di efficienza (in termini qualitativi e/o quantitativi) rispetto alla controparte umana.

Il rapporto del World Economic Forum non è il solo a riportare la contrazione del mercato del lavoro. Recentemente, McKinsey&Company ha pubblicato un grafico interattivo con le proprie proiezioni sull’impatto dell’automazione su oltre 750 tipi di occupazioni negli Stati Uniti, mostrandone le retribuzioni medie, quanti lavoratori ci sono per quel settore e quanto di quel settore occupazionale può essere automatizzato.

Entrambi i rapporti confermano lo stesso trend: lavori altamente automatizzabili come la produzione meccanica, tessile, agricola ed alimentare sono ad alto rischio. E l’automazione non è solo legata all’industria, ma arriva anche a settori come macelleria, panetteria, lavanderia e perfino l’estetica (come il robot qua sotto che fa pedicure e manicure).

Stesso discorso vale per l’amministrazione e i lavori d’ufficio che, da soli, riguardano i 2/3 di quei 5 milioni di posti di lavoro riportati dal World Economic Forum. Ovviamente alcuni lavori rimangono “illesi” perché richiedono capacità al momento difficilmente automatizzabili, come quelli che coinvolgono fantasia e conoscenze (dalla ricerca alle arti all’ingegneria, passando per i servizi legali o i commercialisti) e la gestione dei rapporti col pubblico.

La prospettiva non è rosea per chi rischia di venir “rimpiazzato” da una macchina. La speranza e che i governi mettano in atto politiche di assistenza e reinserimento nel mercato del lavoro per tempo.

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