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Loro sono gli Jaeger (che si pronuncia come lo Jägermeister, ma senza il meister) e sono stati creati per combattere tutti gli altri mostri del botteghino che vogliono conquistare il titolo di blockbuster più extra-mega-super-iper-figo dell’estate 2013, chi vincerà?

Pacific Rim

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Serve un solo aggettivo per descrivere l’ultimo film di Guillermo del Toro: Enorme — pensa te, perfino con la E maiuscola. Enormi le dimensioni dei protagonisti, dei nemici, dell’azione e del divertimento dello spettatore. Certo, in quanto a trama non aspettatevi un ordito denso e variegato, non ci sarebbe stato spazio (forse) anche per quello ma per fortuna robottoni e mostriciattoli super-sviluppati — i Kaiju — la fanno da padrone e sopperiscono all’imbarazzante bidimensionalità dei protagonisti umani.

In un futuro prossimo il mondo viene invaso da mostri alti centinaia di metri e provenienti da un portale interdimensionale collocato sul fondo dell’oceano Pacifico (suona familiare?). I terrestri si uniscono e decidono di combattere la minaccia aliena costruendo gli Jaeger, robottoni colossali (da non credere) che necessitano la fusione delle menti di due piloti per essere comandati. Le vittorie degli Jaeger instillano la speranza nel cuore dei terresti, ma gli attacchi dei Kaiju diventano sempre più ravvicinati e letali, riducendo gli Jaeger ad un drappello di 4 irriducibili. Stanziati ad Hong Kong, la squadra di robottoni — con annessi piloti — dovrà contrastare gli attacchi dei mostri fintanto che un salvifico muro contenitivo (bella pensata) non sarà eretto a difesa delle nazioni che si affacciano sul Pacifico.

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Ovviamente il muro viene presto preso a calci dal primo Kaiju che passava da quelle parti e il mondo ricade nella depressione più profonda. Per fortuna c’è il comandate del progetto Jaeger Stacker Pentecost che — nomen omen — s’inventa un piano infallibile. Prendere una testata nucleare, scendere negli abissi del Pacifico con gli Jaeger raggiungendo il portale e farlo esplodere come se fosse un formicaio il 4 di Luglio.

Gipsy Danger

PacificRim1Se tutto ciò non bastasse, del Toro ha pensato bene di aggiungere alla trama tutta una serie di storielle più o meno interessanti che riguardano una costellazione di personaggi da “cartone animato”. C’è il pilota sfigo-ma-figo Releigh Becket. Releigh comandava Gipsy Danger, il robottone ammmeregano, con suo fratello ma un kaiju uccise quest’ultimo, dando un senso a tutta la sotto-trama che riguarda lui, il sopracitato Pentecost e la giovane quanto misteriosa Mako Mori. PacificRim5E ancora le storie più o meno accennate degli altri team dei rimanenti Jeager, in ordine alfabetico: australiani, cinesi e russi. Ed infine, un duo di scienziati vincitori dell’Oscar per lo stereotipo dell’anno. Inaspettatamente (ne siamo sicuri?) c’è perfino Ron “Hellboy” Perlman che fa capolino verso la seconda metà del film.

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Insomma, di roba, Guillermo, ne ha messa eccome. Ma tutto ciò passa bellamente in secondo piano perché PACIFIC RIM E’ UN IGNORANTISSIMO FILM SUI ROBOTTONI. Facciamo di schiettezza virtù. Metteteci drift mentali, discorsoni epici, fantasiose teorie sulla comparsa/scomparsa dei dinosauri, portali interdimensionali e qualdirsivoglia sottotrama malata, ma Pacific Rim rimane un film veramente stupido. L’abilità di del Toro, al contrario dei Transformers di Bay, è farne il punto di forza del film. Al diavolo sceneggiature barocche e colpi di scena da capogiro, quella che offre Pacific Rim è azione allo stato puro e su scala mastodontica, coinvolgendo gli spettatori in un tifo da stadio per degli enormi robottoni che se le danno annunciando a gran voce le loro mosse — “rocket punch!” — contro i super-mostracci sempre più bastardi e per giunta in superiorità numerica.

La guerra per i botteghini estivi è appena iniziata, ma Pacific Rim ha già raggiunto un ottimo piazzamento per critica, pubblico e box office. Senza considerare la possibilità di un paio di sequel e della conseguente cascata di giochi, videogiochi e gadget di sorta. Chi oserà sfidare gli Jaeger?

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