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Come era prevedibile che accadesse il pavimento di Harvey Weinstein si sta lentamente sgretolando.
L’ultima notizia è che il comitato dell’assegnazione agli Oscar lo ha ufficialmente espulso e ritirato le deleghe e i riconoscimenti. È forse questo, per lui, lo smacco principale. Dopo essere stato lasciato dalla moglie, essere stato accusato da più di 10 donne e aver subito la gogna mediatica le colpe delle sue terribili azioni iniziano a ripercuotersi anche sul suo lavoro.
Accusato di aver violentato e drogato numerose attrici ricattandole il boss degli Oscar ha iniziato il suo inesorabile declino.


Weinstein ha 65 anni ed è nato nel Queens, a New York, da una famiglia ebraica. Ha studiato Lettere e la prima attività che tiro su con suo fratello fu l’organizzatore di concerti rock. Grazie ai soldi fatti con quell’attività, negli anni Settanta crearono la Miramax, una società di produzione il cui nome era l’unione dei nomi dei loro genitori: Miriam e Max. All’inizio era una società piccola che si occupava di documentari musicali, ma negli anni Ottanta iniziò a farsi notare come una delle più interessanti società di produzione di film indipendenti: una di quelle che danno fiducia a film relativamente piccoli e ambiziosi, che difficilmente verrebbero fatti dalle società più grandi.
Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, la Miramax ha finanziato il documentario The Thin Blue Line, il film Sesso, bugie e videotape di Steven Soderbergh e, nel 1992, Le iene di Quentin Tarantino. La Miramax si fece un nome e contribuì alla realizzazione di un gran numero di film. Nel 1993 fu comprata dalla Disney per 80 milioni di dollari.

Grande intuito e spiaccato senso degli affari gli hanno permesso di diventare tra i boss del mondo del cinema. Fino ad oggi, quando il suo declino appare inesorabile come nelle più avvincenti trame.

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