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Google ritenta l’attacco a WhatsApp, Facebook Messenger e Telegram. L’asso nella manica? L’assistente virtuale che suggerisce le risposte ai messaggi.

I can feel your Allo, allo, allo, allooooh

Due progetti non sono ancora riusciti alla grande G: lanciare un di Facebook e spodestare i vari WhatsApp & co. per la messaggistica istantanea, pur provandoci fin dal mezzo fiasco di .

Presentato lo scorso Maggio e rilasciato a inizio settimana per Android e iOS, affianca Google Messenger e Hangouts nella battaglia per conquistare gli utenti. Ciò che rende Allo diverso da tutto ciò che è venuto prima è la sua profonda integrazione con l’intelligenza artificiale (AI) di Google.

L’arma segreta di Allo è proprio l’intelligenza con cui, analizzando i messaggi mandati in precedenza, riesce a predire e suggerire le possibili risposte ai messaggi che si ricevono. All’inizio l’app propone le frasi più comuni come “va bene ” o “capito” ma coll’utilizzo da parte degli utenti, Google promette che la propria AI riuscirà a proporre frasi più personalizzate e appropriate al contesto della conversazione.

Allo AI, bye-bye Privacy

Ovviamente l’AI di Google non ha la sfera magica e per predire le risposte degli utenti ha bisogno di essere “istruito”. Chi meglio degli utenti stessi per farlo? Questo vuol dire che, usando Allo, gli utenti accettando di privarsi di un po’ di privacy — pun intended — per avere in cambio un assistente virtuale che eviti di passare troppo tempo sulla tastiera del cellulare.

Inoltre l’intelligenza artificiale non si limita “solo” alle risposte automatiche, ma comprende anche una chat di supporto chiamata “Google Assistant” che attinge direttamente dalle ricerche di Google.

Nei propri piani, Google conta di migliorare la propria AI per rispondere a domande complesse o addirittura prevederle, così come propone di dotare il proprio Assistant delle capacità necessarie per organizzare gli appuntamenti degli utenti, trovare hotel, voli, etc.

Se fino a ieri le funzionalità di Allo sembravano appartenere ad un futuro lontano, oggi sono nelle tasche di ogni possessore di smartphone.

Preoccupazioni per la privacy a parte — ad onor del vero, Allo dispone di una modalità incognito per la crittografia end-to-end che preclude la lettura da parte dell’AI di Google, pena la perdita delle funzionalità predittive di quest’ultima — resta da chiedersi se, una volta abituati a farsi suggerire le risposte, gli utenti non finiranno per mettere definitivamente in stand-by il proprio cervello aspettando che l’AI pensi per loro.

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