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Un aperitivo estivo preso dal background del (prezzemolino) Batman con protagonisti la feccia di Gotham.

Suicide Squad Vol 1

Novella Nick Fury, il pigmalione della squadra di mele marce è Amanda Waller (la Davis di Regole di un Delitto Perfetto). Mega-faldone titolato “TOPP SICRET” alla mano e un detonatore nell’altra, l’idea della Waller è semplice: si prendono i migliori dei peggiori super-criminali in circolazione e li si ricatta con una carica impiantata nel collo per compiere missioni sopra la legge e al limite dell’impossibile (suicide, appunto).

La formazione conta un 2-3-2 con Harley Quinn (ragazza del Jocker, pazza da legare) e Deadshot (killer spietato, mira infallibile) in attacco, mediani Captain Boomerang, Katana (nomen omen per entrambi) e Killer Croc (anfibio, superforza) e in difesa El Diablo (pirocineta, introverso) e il capitano Rick Flag (unico “umano” della squadra, prova a fare il capo, fallisce miseramente). In panchina troviamo la più inRazzata di tutti, l’Incantatrice che ha da ridire con allenatore, arbitro e tifoseria, distrugge lo stadio la città e, con un doppio-salto-carpiato a girare, diventa il supercattivo della pellicola.

In questo pot-pourri (che oggi ho scoperto essere azzeccatissimo per il film dato che letteralmente significa “vaso-marcio”) di personaggi, i “salvabili” sono solo i due attaccanti. Margot Robbie, già apprezzata in The Wolf of Wall Street, da corpo ad una Harley Quinn forse un po’ troppo “fidanzatina matta d’America”, praticamente inutile come potenza di fuoco ma perfetta per i siparietti comici che costellano il film. Anche Will Smith fa la sua parte da attore consumato ma il fatto che non riesca a scrollarsi di dosso la faccia da papà-pensieroso™ (che, va detto, gli è valsa un paio di Oscar) mal si adatta al ruolo del killer senza rimorsi Deadshot.

Il resto del film passa facilmente in secondo piano compresi il resto della squadra, il momento “bevemose un cordiale” (El Diablo in primis), l’interpretazione di una mai convinta Incantatrice (Cara Delevingne) e nemici che nemmeno sanguinano (probabilmente per ottenere il rating PG-13). Prendiamoci infine un paragrafo per parlare del Joker, sorvolando sulla caratterizzazione di Jared Leto da “gangsta” della nemesi di Batman.

Benché in complessivo Suicide Squad dedichi al Joker qualcosa come mezz’ora delle sue due ore di proiezione, il ruolo di quest’ultimo nell’economia del film è pari a zero. Questo vuol dire che se prendete le parti di Leto e le sostituite col vostro fiscalista che compila la dichiarazione dei redditi, avete stessi colpi di scena e stesso finale. Le ragioni del marketing ben spiegano la presenza di Leto. Quel che non si capisce è perché dare così tanto tempo su schermo al personaggio per poi non sfruttarlo appieno.

Nota finale e positiva per il notevole comparto musicale del film. Come nei recenti (e vincenti) Deadpool e Guardiani della Galassia, la pellicola usa molte canzoni pop famose (come Sympathy For The Devil, Dirty Deeds Done Dirt Cheap, Seven Nation Army, Without Me e Bohemian Rhapsody) per spingere sull’acceleratore dell’epicità. Degna di nota è anche la canzone “Heathens” scritta per il film dal duo dei Twenty One Pilot. Purtroppo, se all’inizio questo gozzovigliare di stacchi e stacchetti musicali aiuta la costruzione dei personaggi, nella seconda parte del film rompe la (poca) tensione creata, accostando spesso il film a un video di MTV più che a una pellicola di Hollywood.

Un’occasione mancata. Aspettando che dalle ceneri risorga un decente (e molto probabile) seguito incentrato su Harley Quinn.

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